Sembé: la grande sfida

Il Gruppo Lavoro Africa nella foresta tropicale del Congo Brazzaville

Nel 1996 Anita Poncini del "Gruppo Lavoro Africa" si associa a suor Rita per calarsi nel cuore della foresta tropicale del Congo Brazzaville settentrionale, dove, dopo varie peripezie, la missionaria francescana era arrivata alcuni mesi prima con due consorelle per aprire una missione.

Siamo a Sembé, nel vasto distretto della Sangha, una delle regioni più sofferenti ed isolate dell'Africa Centrale. Una popolazione -composta da pigmei e bantù- abbandonata ad una profonda miseria; un luogo scomodo e difficile, tanto che alcuni precedenti sporadici tentativi di presenza missionaria o di tipo umanitario erano falliti in breve tempo.

Di fronte alla disastrosa situazione sanitaria, all'assenza di qualsiasi servizio sociale, all'assenza di scuole nei villaggi in foresta, all'assenza di qualsiasi premessa che consentisse alla popolazione di evolvere ed uscire da un'esistenza che per molti rasenta il subumano, il lavoro della missione si prospetta chiaro nelle sue dimensioni.

Il Gruppo Lavoro Africa, attivo in Africa occidentale da oltre 40 anni, si è subito messo al fianco delle tenaci missionarie installatesi a Sembé, dedicandosi al progetto nel Congo Brazaville da quasi 30 anni sia materialmente che con il lavoro sul terreno da parte di alcuni soci.

Gli inizi

Sembé, località nel cuore della foresta equatoriale, capoluogo del distretto, situato su una lieve altura, emerge appena dalla giungla e presenta cicatrici profonde dovute allo stato di isolamento e di abbandono. La popolazione di fatto servita dalla missione francescana - senza contare i malati che giungono sempre più da oltre confine - si aggira sulle 50.000 unità per una superficie di 55.800 km².

A Sembé manca pressoché tutto: per costruire c'è a disposizione solo terra, legno e foglie; per creare un dispensario non c'è nulla; per creare un'attività di alfabetizzazione... solo la fantasia. Di corrente elettrica nemmeno l'ombra: viene in auto un piccolo generatore. Per disporre di acqua apparentemente meno insalubre le missionarie attingono ad una cascata lontana circa 5 km di pista e 5 minuti di sentiero in foresta.

I bantù sono l'etnia dominante: assoggetta i pigmei serbando loro profondo disprezzo. Gran parte di questi ultimi sopravvive di caccia e di frutti selvatici. Tali risorse alimentari però scarseggiano sempre più a causa dell'incessante sconsiderata deforestazione operata dalle multinazionali del legno, che distruggono il loro habitat naturale costringendoli a modificare il loro tipo di vita materiale e spirituale.

Attraverso un lavoro di promozione umana si vuol ottenere che pure gli autoctoni possano sopravvivere nel loro territorio e vincere l'emarginazione nel rispetto dei valori originali.

Da miraggio a realtà

Sebbene al prezzo di grandi e svariate difficoltà, nel 2004 si dà il via, su un'area di tre ettari, ad un decisivo e mirato sviluppo della nuova base missionaria, con infrastrutture atte a svolgere un programma capace di dare una risposta degna ai bisogni della popolazione dimenticata: aree per giovani, luoghi di incontro e di animazione, una casa comunitaria, gli alloggi per il personale infermieristico e medico, per i collaboratori volontari, oltre che ulteriori aule scolastiche spaziose e funzionali e captazioni di acqua.

Con i suoi collaboratori sanitari indigeni accoglienti ed impegnati, con i suoi servizi come sala operatoria e parto attrezzate, laboratorio di analisi, maternità, pediatria, radiologia, ecografia e altre apparecchiature di diagnostica a disposizione dei più poveri, il Centro Medico Shalôm è per il Paese una realizzazione d'avanguardia e viene a colmare una lacuna non più tollerabile. È ormai chiamato il miracolo di Sembé e la sua rinomanza si diffonde oltre i confini regionali, aumentando di giorno in giorno l'afflusso di pazienti e con essi la differenziazione degli interventi, come pure lo sforzo per conservare sempre la massima efficienza.

Una buona parte dei malati non è in grado di offrire un minimo contributo per terapie e farmaci. Le corsie diventano insuffucienti e capita di dover sistemare i malati meno gravi nei corridoi. Occorre allora nuovamente trovare aiuti per programmare un potenziamento conforme alla situazione.

Ad aumentare sensibilmente il costo delle costruzioni, e non solo, sta il fatto che quasi tutto il materiale dev'essere acquistato in Camerun - a 650 km da Sembé - ed i grossi camion trasportatori incontrano spesso enormi difficoltà e pericoli a causa delle condizioni delle strade.

Sul posto troviamo solo gli inerti: sassi, sabbia ricavata manualmente dai corsi d'acqua, ghiaia ottenuta frantumando pazientemente le pietre con il mazzuolo. E i mattoni sono costruiti direttamente sul cantiere.

Batekok: una delle tre nuove scuole della missione

Le prime scuole sono costruite, con l'aiuto di ragazzini e genitori, nel modo tradizionale: pareti di fango e tetto con rami di palma. Man ben presto mani generose rendono possibile la creazione successiva di tra strutture confacenti.

Per la prima volta nella storia locale alunni autoctoni (pigmei) e bantù siedono nei banchi gli uni accanto agli altri: fatto inconcepibile fino a questo momento. Pure gli insegnanti sono scelti tra le due etnie presenti. Il fatto che nella scuola le differenze tra tribù vogliono esser viste e vissute non come minaccia, bensì come ricchezza delle rispettive tradizioni culturali, finisce col generare un clima di reciproco rispetto e solidarietà. Danze, musiche, usanze tradizionali ed attività pratiche son ingredienti chiamati a rivivere e costituiscono materia di scambio culturale destinata ad animare ogni giornata scolastica.

Le tre scuole di Batekok (quest'ultima è la più lontana, a 23 km), di Egnabie e di Lipoua, abbastanza ampie per un numero "corretto" di alunni, hanno ben presto potuto sostituire le capanne di fango. Gli improvvisati insegnanti, reduci da qualche scuola medio superiore frequentata da qualche parte del Paese, sono sin dall'inizio accompagnati da Anita con la collaborazione, in seguito, di una giovane suora.

Nei primi due centri gli allievi seguono una formazione di base che, alla fine di tre anni deve portarli a "leggere, scrivere e far di conto". In un solo centro, per il momento, si segue il programma della scuola primaria con attestato finale. Nel limite del possibile aiutiamo alcuni nostri ex allievi volonterosi a continuare gli studi ed i risultati sono soddisfacenti.

Sono passati trent'anni

Il Centre Médical Shalôm di Sembé ha continuato ad ingrandirsi e ad aggiornare i suoi servizi per accogliere e curare convenientemente i nostri figli della foresta, insieme a tutti coloro che si presentano e che, dato anche un certo miglioramento delle vie di comunicazione, giungono sempre più numerosi e da più lontano.

Tutto questo non si sarebbe avverato senza il sostegno di tanti benefattori ticinesi, svizzeri ed italiani, sul quale continuiamo a contare per poter tener fede al nostro impegno e non tradire coloro per i quali la missione di Sembé con il suo centro medico, le scuole ed altre opere è il solo punto di riferimento. Grazie!